Stefano Tacconi come sta dopo l’aneurisma? I medici rompono il silenzio

Sono state settimane molto difficili per Stefano Tacconi, come sta oggi l’ex portiere dopo la grave aneurisma che l’ha colpito?

I tifosi del calcio hanno seguito il tutto con il fiato sospeso, dato che recentemente i familiari di Stefano Tacconi hanno annunciato il malore ha avuto dell’ex portiere, costretto così ad un ricovero immediato e anche ad un coma farmacologico che è durato diversi giorni.

A tenere costantemente aggiornati i tifosi è stato il figlio dell’ex portiere, Andrea, che attraverso la pubblicazione di vari messaggi condivisi nella sua pagina Instagram ufficiale ha cercato di fornire notizie che riguardasse il padre il suo percorso di remissione.

Come sta oggi Stefano Tacconi?

Nel corso delle ultime settimane i tifosi del calcio hanno seguito con il fiato sospeso i vari aggiornamenti condivisi da Andrea Tacconi, aspettando con molta pazienza anche i referti pubblicati dal personale medico attraverso bollettino diramato alla stampa.

Il percorso di ripresa per Stefano Tacconi si prospetta molto più lungo di quanto immaginato, anche se recentemente l’ex portiere sembrerebbe aver cominciato una lunga terapia per un graduale ritorno alla normalità e ritmi quotidiani di un tempo.

Il nuovo bollettino medico

A rompere il silenzio parlare quindi delle condizioni dell’ex portiere è stato il professore Andrea Barbanera nonché direttore di Neurochirurgia presso l’ospedale di Alessandria dove attualmente tacconi si trova ricoverato.

Durante un videocollegamento con il programma condotto da Eleonora Daniele Storie Italiane, il dottor barbanera ha rilasciato la seguente dichiarazione: “Stefano Tacconi sta sicuramente meglio rispetto alle settimane precedenti. È in reparto di degenza, non più in rianimazione, e sta andando verso una buona direzione. Ci sono ancora alcuni step significativi da fare, ma, intanto, molti passi in avanti importanti sono stati compiuti. Senza dubbio c’è più ottimismo rispetto alle scorse settimane. Adesso l’obiettivo è quello di fare riacquisire al paziente la sua autonomia. È stato già messo seduto e si sta svezzando da una serie di supporti. Ora il traguardo non è più salvargli la vita, ma migliorarne la qualità”.