Roma – Sale la tensione per la finale di Conference League: parole offensive dirette ai sostenitori italiani

Roma, sale la tensione per la gara tra gli uomini di Mourinho e il Feyenoord allenato da Slot per la finale di Conference League: pesantissime le parole rivolte dai media locali ai sostenitori italiani.

I giallorossi sono a brevissimo attesi dalla gara più importante della stagione nonché da uno degli impegni più nobili del proprio recente passato. Dopo aver onorato sin dall’inizio il neonato percorso in Conference League, a partire dal doppio incontro con il Trabzonspor, Pellegrini e colleghi, salvo qualche battuta di arresto, hanno avuto un percorso pressoché nitido fino a quest’ultimo e determinante step.

Mourinho
Mourinho Tirana AnsaFoto, IlCalcioMagazine

Inutile nascondere l’ansia e l’attesa percepita all’ombra del Colosseo, dato il grande anelito giallorosso ad una vittoria che manca da troppo tempo e  considerata la consapevolezza di quella che verrebbe ad essere l’importanza di un’eventuale vittoria per un club il cui palmares non rispetta l’effettiva dimensione e importanza di tifosi, organizzazione societaria e brand.

Non sarà di certo un impegno facile, dal momento che la Roma si troverà di fronte i fiamminghi di Slot, bravi nelle semifinali ad eliminare una delle squadre favorite per la vittoria finale e annoveranti nel proprio scacchiere la presenza del top scorer di questa nuova manifestazione Uefa. Ci sarà nei prossimi giorni sicuramente tempo per poter parlare della partita ma ciò che è certo, ad oggi, è che di Roma-Feyenoord si discute ormai da diverse settimane e non solo per questioni squisitamente sportive.

Raccomandazioni che nessuno si aspettava: ecco come Tirana si prepara ad accoglierci

Basti pensare alle tante critiche nate a metà maggio, quando diversi supporter, sia della Roma che del Feyenoord, hanno iniziato a recriminare contro la Uefa in seguito all’organizzazione della distribuzione dei biglietti e, soprattutto, per la scelta di uno stadio dalla capienza di 20mila persone per una finale europea tra due rose che hanno alle proprie spalle un vero e proprio esercito di supporters.

José Mourinho Tirana
José Mourinho Tirana Finale, AnsaFoto, IlCalcioMagazine

Se a ciò si aggiunge il fatto che le schiere più calde di ambedue le tifoserie si siano distinte in passato per episodi non proprio felicissimi, si comprende bene come ci sia una certa preoccupazione anche in termini di ordine pubblico. Non bisogna tornare indietro nemmeno di molto per ricordare i tristi episodi del 2015, quando gli olandesi “razziarono” alcune zone della Capitale, oltraggiando la meravigliosa Barcaccia di Piazza di Spagna e, di fatto, generando e acuendo un’ostilità che andrà ben gestita al fine di evitare spiacevoli situazioni ben lungi dai valori di questo sport.

A tal proposito, “La Repubblica” ha cercato di ricostruire l’atmosfera attualmente respirata nella Capitale albanese. La nota testata romana ha intervistato diversi commercianti o personaggi del posto, dal quale è emerso un atteggiamento abbastanza tranquillo, giustificato anche dalle descritte scelte organizzative che hanno portato a blindare la città di Tirana e a coinvolgere un importante corpus di forze dell’ordine per garantire un felice e tranquillo svolgimento dell’evento, in totale sicurezza.

Tristi, però, le parole di una studentessa intervistata e impiegata come cameriera in un bar in zona stadio che ha mostrato un bigliettino con alcune linee guida presentate dal proprietario del locale ai propri collaboratori per gestire nel migliore dei modi l’afflusso di persone.

Il primo consiglio è un’esortazione a farsi pagare ogni volta che si ordini, ad ogni “giro” per dirla con un termine gergale, onde evitare che i tifosi scappino, come temuto dal proprietario. Ancora più triste e, soprattutto, stereotipata la visione di quest’ultimo emergente dal secondo consiglio redatto sul piccolo foglio di carta sciorinato dalla studentessa in videocamera.

Attenzione agli italiani. Quando bevono diventano molesti e allungano le mani“. Non serve aggiungere altro, purtroppo.